Pubblicato 2023-06-07
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Abstract
Quattro anni prima di morire, e tre anni dopo Desdemona (2012), riscrittura musicata dell’Othello di William Shakespeare, Toni Morrison affidò la sua saggezza profonda e tagliente all’ultimo romanzo, God help the Child (2015).
Entrambe le opere ci mostrano ancora la superiorità letteraria di Morrison, colei che sa “come scrivere per sempre” lasciando in eredità dei passaggi sontuosi e adamantini, capaci di custodire, far rilucere e moltiplicare il mistero della vita, ma anche di ridurre la narrazione fin quasi alle ossa, per introdurci al mistero della morte. Il suo testamento, offerto al pubblico del Nobel attraverso la “favola” della vecchia griot, si riconferma, in queste ultime opere letterarie, come un invito ambiguo e impredicibile a una responsabilità condivisa che non può essere obbligata né chiarita, senza finali certi o inappellabili, complicata dall’indecidibilità. A noi il compito di scegliere cosa farne: ibridarlo perché viva più intensamente possibile, o scarnificarlo, per restituirlo trasformato nella sua essenza elementale, al di là del soggetto occidentale produttore di linguaggio, di potere e di una storia unica.